Articoli taggati filosofia

Dimenticare Cartesio

Due sono i temi dominanti di Dimenticare Cartesio di Francesco Pullia: la separazione tra mondo umano e mondo animale, che genera la violenza del primo sul secondo, e l’idea -politica, etica e anche religiosa- della nonviolenza. Il filo rosso che lega i due temi è la convinzione che la violenza nei confronti degli animali e della natura tende a dilagare e coinvolge inevitabilmente l’uomo stesso. Non è un caso che autori come Isaac Singer o Theodor Adorno abbiano operato un parallelo tra i campi di concentramento e i macelli, il primo parlando della eterna Treblinka dei mattatoi, il secondo sostenendo … Continua a leggere »

N.8, febbraio 2011 – Sulla fine

Qual è la giusta prospettiva attraverso cui intendere l’evento più tragico e insieme naturale che ci contraddistingue e che al contempo rimane il più estraneo?
La consapevolezza di esser-per-la-morte non è scontata e non è vissuta in modo costante e presente. Sfugge volontariamente dal nostro palcoscenico quotidiano per consentirci di assaporare la vita come fosse eterna e di compiere scelte eterne. A volte l’intuizione del “proprio io, proprio a me” giunge inaspettata. Ci liberiamo dall’angoscia che genera -da questa paura senza oggetto, perché di fronte ha l’abisso dell’ignoto- con un deciso atto di coscienza: “non ora, non adesso, dunque non … Continua a leggere »

Soffrire per malattia grave e lutto non è patologico

Approvazione della legge 38/2010 ed elementi dell’approccio palliativo

Le più recenti ricerche intorno a fine-vita e problemi bioetici annessi evidenziano che il desiderio di morte che caratterizza il dolore totale di molte patologie terminali può essere gestito e ridotto grazie alla palliazione. Tale tipo di cura, infatti, volta non al ripristino della salute ma alla riduzione dell’intollerabilità del dolore, permette di restituire, in misura diversa a seconda della patologia e del suo stadio, una qual forma di “benessere” al sofferente. L’eliminazione o la riduzione dell’insostenibilità del dolore riduce altresì la volontà di porre termine alla vita e dunque le richieste … Continua a leggere »

Religione filosofica versus religione popolare. Nota su un passo della tesi di laurea di Marx

C’è un passo della tesi di laurea di Marx (Differenza tra le filosofie della natura di Democrito ed Epicuro, 1841) che offre l’occasione per ripercorrere certi dispositivi di discorso tipici di quella filosofia che sin dalle sue origini intende sostituire una propria teologia a quella più tradizionale e popolare: «La filosofia, finché una goccia di sangue pulserà nel suo cuore assolutamente libero, dominatore del mondo, griderà sempre ai suoi avversari, insieme a Epicuro: “empio non è chi rinnega gli dèi del volgo, ma chi le opinioni del volgo applica agli dèi”. La filosofia non fa mistero di ciò. … Continua a leggere »

Giuseppe Rensi e la domanda etica fondamentale

«Se si eccettuano alcuni casi aberranti, l’uomo non è propenso al bene; quale dio ve lo spingerebbe?»1. Questa domanda, con cui si apre Il funesto demiurgo di Emile Cioran, è una buona formulazione di quella che si potrebbe definire la domanda etica fondamentale. Più che determinare i beni e i valori, o individuare un criterio per distinguere il bene dal male, urge risolvere un’altra questione: perché fare il bene? Perché essere morali? Il porsi di questo problema è chiaramente legato all’evoluzione del pensiero degli ultimi decenni. Nel corso dei secoli, l’occidente ha risposto a quella domanda elaborando … Continua a leggere »

N. 7, gennaio 2011 – Romance

Narrare mondi, creare personaggi, inventare vite, costruire significati e speranze. È quello che sanno fare le parole. Ed è per questo che il linguaggio, la fantasia e il racconto sono modi d’essere nei quali l’umano riconosce la propria identità. La nostra specie è davvero nata quando ha avuto inizio il racconto e l’ascolto dei fatti accaduti, oltre l’istante del loro accadere. Tempo e racconto sono inseparabili poiché «la vraie vie, la vie enfin découverte et éclaircie, la seule vie par conséquent pleinement vécue, c’est la littérature» (“la vita vera, la vita finalmente scoperta e portata alla luce, la sola vita … Continua a leggere »

Intervista a Margaret Doody

Giusy Randazzo: Professor Doody, your novels have an enormous success not only because they deal with gripping mystery stories but also because the reader feels culturally enriched from the reading who, at first, unconsciously becomes in almost no time at all a little expert of the Athenian daily life of the IVth Century A.D. How did you get the idea of using detective Aristotle in the series  of mystery stories?

Margaret Doody: One spring evening  in Oxford  I was reading quickly through Aristotle’s Rhetoric, in preparation for talk with MA student later in the week. When I at … Continua a leggere »

Perché non siamo il nostro cervello

Il titolo originale è esplicativo dei contenuti del libro. La mente, vi si sostiene, sta fuori dalle nostre teste, accade nell’intera corporeità, la quale è sempre aperta su un ambiente fatto di oggetti, eventi, persone. La mente non è quindi una cosa -di qualunque natura la si possa pensare- e non è neppure un processo, simile alla digestione che lo stomaco fa metabolizzando gli alimenti, ma è una sorta di danza, capace di creare forme a partire da una corporeità che si muove nello spaziotempo. La coscienza, che della mente è in qualche modo il nucleo, costituisce quindi una relazione … Continua a leggere »

Vulnerabilità, cura, limite

Rispetto all’ampiezza della bibliografia presente, alla presenza nel dibattito culturale e politico, al peso posseduto in decisioni che influenzano fortemente la nostra quotidianità, la bioetica sembra a volte esprimersi attraverso una letteratura ripetitiva, poco incisiva, scolastica. Quest’ultimo aggettivo in entrambi i significati: quello del linguaggio comune e quello più filosofico. Scolastico, dunque nel senso di manualistico. Grande è la produzione, né accenna a esaurirsi, di manuali, compendi, istituzioni. Il rischio è, niccianamente, che il morto uccida il vivo, che si trasformi una disciplina che vive l’esperienza drammatica dello spostamento continuo dei limiti operato della tecnologia in una cattedrale di concetti … Continua a leggere »

Sul giallo filosofico. Aristotele e i delitti d’Egitto

La particolarità del nuovo genere letterario che da più di un decennio è ormai in auge, il “giallo filosofico”, consiste nell’uso di noti filosofi come personaggi principali o deuteragonisti. A inaugurare questa forma di scrittura creativa è stata Margaret Doody che nel 1978 pubblicò Aristotele detective. Forse i tempi non erano ancora maturi perché il successo arrivò molto tempo dopo, nel 1999, quando la Sellerio ripropose la pubblicazione.

Da allora ben otto romanzi sono stati editi. Se ci si aspetta il solito giallo imperniato esclusivamente sulla suspense e su resoconti organizzati intorno allo stesso centro, si consigliano altre letture. … Continua a leggere »

Accedi | Gestione | Alberto Giovanni Biuso e Giusy Randazzo © 2010-2024 - Periodico - Reg. Trib. Milano n. 378 del 23/06/2010 - ISSN 2038-4386 -

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