Articoli taggati Alberto Giovanni Biuso
Le armi, la morte
Nel 2010 il Piccolo Teatro di Milano ha rappresentato due testi del drammaturgo svedese Lars Norén (1944). Il primo è Dettagli, spettacolo non del tutto riuscito. Molto diverso è 20 novembre, interpretato e messo in scena da Fausto Russo Alesi che si muove da solo nello spazio aperto e insieme claustrofobico dentro il quale un timer segna l’avvicinarsi della morte e dieci manichini simbolizzano la non-parola che ha contribuito all’esito tragico della vita di Sebastian Bosse.
È infatti di questo diciottenne che il testo di Norén parla. Il 20 novembre del 2006 Bosse entra nella sua scuola di … Continua a leggere »
Oltre la morte?
Le persone che più amiamo, quelle senza le quali è impossibile pensarci vivi, sereni. Il vincolo biologico, psichico, relazionale, quotidiano che a loro ci lega in un nodo indissolubile dentro il quale noi siamo una parte, come una parte è l’altro, sono gli altri. E quanto più giovani siamo e sono coloro che amiamo, tanto più illimitata ci appare la vita in loro compagnia.
All’improvviso, però, può accadere. In una giornata qualsiasi, mentre Jason -11 anni circa- va a prendere qualcosa in farmacia per la madre, un camioncino lo investe. Marcus, suo inseparabile gemello, non può accettare la morte del … Continua a leggere »
You don’t know Jack
You don’t know Jack –che verrà trasmesso su Sky in Primavera- ripercorre la storia del medico statunitense di origine armena Jack Kevorkian (1928), soprannominato “il dottor Morte” per la sua attività a favore dell’eutanasia.
Quali sarebbero i vostri pensieri se qualcuno sostenesse che la schiavitù è un fatto del tutto naturale e chi la combatte mette a rischio la struttura sociale? Che il geocentrismo è una verità stabilita dalle più antiche scritture umane e i suoi avversari vanno messi in galera? Che le donne sono biologicamente e culturalmente inferiori agli uomini? Che bisogna praticare gli interventi chirurgici senza alcuna anestesia … Continua a leggere »
La fine di tutto
Un vuoto quasi perfetto. Questo è l’universo che conosciamo e nel quale abitiamo. Uno spazio gelido e buio, «composto per il 74 per cento di energia oscura, per il 21 di materia oscura e per il 5 di materia ordinaria», dentro la quale il materiale che compone le stelle non va oltre lo 0,5 per cento dell’intero cosmo (p. 270). È da questo vuoto che è venuto ciò che chiamiamo “vita” e da questo vuoto verrà la distruzione, o attraverso l’evento traumatico dell’impatto di un asteroide o di una cometa con la superficie terrestre oppure, in ogni caso, con lo … Continua a leggere »
N. 7, gennaio 2011 – Romance
Narrare mondi, creare personaggi, inventare vite, costruire significati e speranze. È quello che sanno fare le parole. Ed è per questo che il linguaggio, la fantasia e il racconto sono modi d’essere nei quali l’umano riconosce la propria identità. La nostra specie è davvero nata quando ha avuto inizio il racconto e l’ascolto dei fatti accaduti, oltre l’istante del loro accadere. Tempo e racconto sono inseparabili poiché «la vraie vie, la vie enfin découverte et éclaircie, la seule vie par conséquent pleinement vécue, c’est la littérature» (“la vita vera, la vita finalmente scoperta e portata alla luce, la sola vita … Continua a leggere »
«Barocco è il mondo»
Un compiuto disvelamento del reale, una delle più radicali esperienze di scrittura del Novecento, il mondo che si fa parola. Anche questo è l’opera di Carlo Emilio Gadda (1893-1973)1.
Il Pasticciaccio
Di quest’opera il Pasticciaccio è soltanto una delle espressioni, per quanto straordinarie siano la complessità stilistica e la meditazione sui temi del vivere e del morire, della razionalità e della follia che intesse gli eventi. L’uso magistrale dei più disparati strumenti linguistici e stilistici perviene a una scrittura stratificata, ingarbugliata, lirica. Una scrittura attraverso la quale transita l’efferato enigma del reale, proprio mentre sembra che vi sia … Continua a leggere »
Dalì. L’esattezza della mente
Che cosa accade quando sogniamo? Il mondo comincia a diventare liquido, i legami a sciogliersi, gli eventi a penetrare l’uno nell’altro come se la materia fosse aria, colore, forma e la sua sostanza si disvelasse finalmente per quello che è: illusione. Dalì ha dipinto anche questo farsi sogno del mondo e lo ha fatto con una consapevolezza che nulla -davvero- ha del sognare. Dalì intendeva «contribuire all’assoluto discredito del mondo reale» raffigurando con esattezza i pensieri, le euforie, i ritmi, la morte. Dipingendo il tempo, coi suoi orologi liquidi, deformi, -quelli che compaiono ne Il giardino delle ore (1981) … Continua a leggere »
Perché non siamo il nostro cervello
Il titolo originale è esplicativo dei contenuti del libro. La mente, vi si sostiene, sta fuori dalle nostre teste, accade nell’intera corporeità, la quale è sempre aperta su un ambiente fatto di oggetti, eventi, persone. La mente non è quindi una cosa -di qualunque natura la si possa pensare- e non è neppure un processo, simile alla digestione che lo stomaco fa metabolizzando gli alimenti, ma è una sorta di danza, capace di creare forme a partire da una corporeità che si muove nello spaziotempo. La coscienza, che della mente è in qualche modo il nucleo, costituisce quindi una relazione … Continua a leggere »
N. 6, dicembre 2010 – Università
L’Università nasce con uno scopo essenziale: riunire i diversi saperi in uno spazio privilegiato, che non sia privilegio di pochi. Quest’ultima aggiunta -di valore- alla definizione è il risultato di un processo di democratizzazione avviato da lotte sociali e rivolte, con il sacrificio spesso di giovani vite, per rincorrere il sogno dell’uguaglianza meritocratica. Sembra un ossimoro, ma non lo è. Il Romanticismo ci ha insegnato che mentre la razionalità, sensata o insensata che sia, fa uguali, il sentimento diversifica rendendo al mondo l’irriducibilità di ogni esserci. E il sentimento non è una semplice modalità di usare i propri sensi, ma … Continua a leggere »
Alfabeta e analfabeti
Una delle caratteristiche meno percepite del baratro nel quale l’Italia va precipitando è l’uso delle parole non per comunicare ma per nascondere. Un caso evidente è quello dell’Università, per la quale da anni si parla di autonomia e dove invece il governo centrale -il ministero attualmente retto da Gelmini ma soprattutto il Tesoro di Tremonti- decreta, stabilisce, condiziona e soffoca. Il primo strumento di questa strategia è ovviamente il danaro, l’erogarlo, il rifiutarlo. Nell’autunno del 2009 un decreto ha imposto agli Atenei una decurtazione pari al 30 per cento del Fondo ordinario di finanziamento. Il che ha comportato l’immediata riduzione … Continua a leggere »