Visioni

Kubrick. Va in scena la fotografia

Diciassettenne, Stanley Kubrick venne assunto dalla rivista , per la quale realizzò dei servizi fotografici che testimoniano della precocità di uno sguardo che attraverso le immagini -immobili o in movimento che siano- è stato capace di cogliere il segreto della vita e delle cose e trasformare il quotidiano in epica. Come per i film, i temi sono i più diversi ma in tutti è assolutamente riconoscibile uno sguardo che disvela, una forza veritativa che coglie l’enigma dentro persone, fatti, oggetti, situazioni, e tale enigma sa portare alla luce, letteralmente. Il gioco delle luci e delle ombre è infatti già cinematografico, … Continua a leggere »

Nabucco, una metafora

Il libretto di Temistocle Solera è un’opera in quattro parti che narra la vicenda di Nabucco, il re assiro, sicuro del proprio dominio sugli Ebrei e sul loro cuore. È infatti convinto che il loro dio li abbia abbandonati. Ma dentro la sua stessa casa è nato un sentimento che porterà il re alla rovina. Sua figlia Fenena è infatti innamorata di Ismaele, nipote di Sedecia, re di Gerusalemme. Un’altra figlia -o almeno creduta tale- di Nabucco, Abigaille, è anch’ella innamorata di Ismaele ma, rifiutata, ha trasformato il proprio amore in odio per Ismaele e Fenena, sino al punto da … Continua a leggere »

Meraviglie del Barocco

Il Barocco è un nome ambiguo. Giunge a noi come perla rara e irregolare (da “barrueco”) o come una figura di sillogismo (da “baroco”). La logica e la fantasia si intrecciano fin dall’etimologia, così incerta che qualcuno risale perfino a remote origini libanesi.

E ambigua era anche l’epoca in cui esso trionfò. Il ‘600 era un insieme disomogeneo di policromie, con i suoi fermenti vitalistici pur nel declino economico, le guerre di religione e i papi innamorati dell’arte (tra tutti, Urbano VIII), il purismo giansenista di Pascal e la ritrovata fiducia del cattolicesimo, rappresentato specialmente dall’ottimismo mondano dei gesuiti.

Il … Continua a leggere »

Oltre i confini dell’Isola

Quando un uomo, da solo sul palcoscenico, riesce a gestire più di due ore di spettacolo, facendo ridere, riflettere, sognare e a volte anche commuovere, è chiaro che si ha davanti quello che Albert Camus definiva l’eroe dell’assurdo: colui che è in grado di vivere più vite possibili senza escatologiche illusioni. Il che non è una rinuncia o una mancanza, piuttosto una ricchezza, consistente nel voler vivere questo tempo “disteso”, che è proprio dell’essere umano, in tutta la sua profondità, senza nulla concedere al caduco. Così ogni istante diventa kairós, pregno del tempo che siamo. Gianfranco Jannuzzo, in Girgenti amore Continua a leggere »

Baaria, frammenti di Sicilia

Essere siciliani non è soltanto un’identità territoriale ma anche e soprattutto una realtà che scava nell’intimo e crea la forma dell’esser-se-stessi. Tornatore è siciliano, un siciliano che incarna il detto “cu nesci arrinisci” -chi esce dalla Sicilia riesce a divenire qualcuno-. Epperò la Sicilia la si porta nell’anima ovunque si vada, pulsa viva anche più di quando si calpesta la sua terra, anche più di quando si respira la sua aria, anche più di quando si annega nei suoi paesaggi, perché il ricordo è catartico, la rende pura, non contaminata dalla rabbia di chi sa leggere, oltre quel cambiamento soltanto … Continua a leggere »

Tosca, ieri e oggi

All’interno della Tosca di Puccini, recentemente rappresentata al Teatro Carlo Felice di Genova, soprattutto risalta, credo, la straordinaria forza che la protagonista mostra di possedere, commista alla dolce fragilità tipica di una donna dal grande cuore; è possibile udire nella storia della cantante di Roma, comunque non scevra da alcune sentimentali retoriche che sono invece assenti, ad esempio, nella più tarda Madama Butterfly, un deciso ritratto psicologico dei protagonisti e al contempo uno sguardo da lontano sulla ineluttabile distruzione cui va incontro la passione soverchiante, tema sempre caro, questo, all’inquietudine romantica.

Ma parliamo anzitutto della versione genovese.

Lo spettacolo … Continua a leggere »

Bonaparte, gli abiti, le lampade

La Triennale di Milano, in particolare la splendida e ampia sede di viale Alemagna, è dedicata al Design e alle sue diverse manifestazioni. Due tra le mostre in corso esemplificano bene tale intento e la sua varietà. La prima –Napoleone e l’impero della moda– documenta un aspetto dell’età napoleonica e della persona di Bonaparte che di solito non emerge nella sua importanza. Napoleone aveva infatti intuito che il potere è tanto più solido quanto più riesce a pervadere di sé e della propria concezione del mondo la vita quotidiana dei sudditi o dei cittadini. Non bastano le armi, … Continua a leggere »

Riflessioni sulla musica contemporanea

«Se è arte non è per tutti, se è per tutti non è arte»1.

Questa frase di Arnold Schönberg ha accompagnato e accompagna tuttora gli studenti di composizione nel momento in cui si trovino a confrontarsi e a studiare la musica contemporanea.

Riportare alla mente queste parole -quando sorgano inevitabili dubbi sull’effettivo valore musicale e artistico di un brano spesso incomprensibile e incapace di trasmettere altro se non noia- aiuta lo studente smarrito, assalito dal dubbio e sul punto di perdere la fede, a ritrovare fiducia con un procedimento analogo a quello usato dall’angelo che appare in vesti … Continua a leggere »

Agorà

Le statue degli dèi cadono, le biblioteche vengono saccheggiate, la comunità ebraica è costretta a lasciare la città, la scuola dove Ipazia -filosofa e astronoma- insegnava a giovani pagani, cristiani, ebrei, neri, bianchi viene chiusa e distrutta. Il vescovo Cirillo (poi santo e dottore della Chiesa) impone all’antica città cosmopolita una sola fede -quella dei vincitori- e costringe Alessandria, il luogo in cui la ricchezza delle differenze aveva sino ad allora trionfato, a precipitare nella miseria dell’identità. Dal pulpito, Cirillo scaglia accuse contro le donne che insegnano. Spinge così i gruppi cristiani più fanatici -i Parabolani- a massacrare Ipazia in … Continua a leggere »

Hofmann a Genova

Per Kandinskij l’arte astratta era la più difficile delle arti, «occorre esser poeti» per farla, diceva. Per apprezzarla -è opportuno aggiungere- occorre qualcosa di più di una buona vista e di un discreto repertorio di immagini colte dalla consuetudine. L’astrattismo è la musica dell’anima, il ritmo dello spirito, il segno dell’immaginazione; è l’espressione dell’ineffabile o, meglio, la presa di coscienza di quest’ultimo. Io avrei piuttosto affermato, con rispetto per il Maestro, che l’arte in assoluto sia qualcosa di nient’affatto semplice, in tutte le epoche, e che le forme dell’arte, come insegna Focillon ma non solo, non fanno che seguire le … Continua a leggere »

Accedi | Gestione | Alberto Giovanni Biuso e Giusy Randazzo © 2010-2024 - Periodico - Reg. Trib. Milano n. 378 del 23/06/2010 - ISSN 2038-4386 -

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