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La nuova scienza in Italia nel primo Settecento

Nell’Italia di inizio Settecento la nuova scienza non si impose in modo uniforme in tutta la penisola ed ebbe i suoi maggiori centri di diffusione, limitandosi ai più noti, nelle città di Bologna, Padova, Firenze, Pisa, Roma e Napoli, alle quali se ne potevano aggiungere altre minori ma culturalmente vivaci, come, per esempio, Modena e Livorno.

L’ambiente bolognese aveva annoverato, nella seconda metà del Seicento, personaggi come Anton Felice Marsili, Geminiano Montanari, Domenico Guglielmini e Marcello Malpighi e poteva contare, a inizio Settecento, sull’opera di Luigi Ferdinando Marsili, Anton Maria Valsalva, Giovanni Battista Morgagni, Eustachio e Gabriele Manfredi, Vittorio Francesco … Continua a leggere »

Wende mich nicht um
A proposito di un detto della Fenomenologia dello Spirito di Hegel

1. Nel primo capitolo della Fenomenologia dello spirito Hegel esclude la sensibilità dal commercio con la verità: la sensibilità ha rapporti con la certezza, non con la verità; a rigore, non esiste una verità della sensibilità, come non esiste certezza del vero. Si tratta, con le parole di Georg Andreas Gabler, del «modo primitivo di sapere qualcosa»1, o anche, lo si è ribadito di recente, del «modo primario e primitivo» in cui il soggetto sperimenta se stesso2. Questa sfera ‘primaria’ o ‘primitiva’ non ha tuttavia niente a che fare con una ipotesi di filosofia della … Continua a leggere »

Filosofare in terra di mafia

Molti professionisti della filosofia sembrano confermare, con la propria vita, ciò che l’immaginario collettivo suppone: che si possa filosofare in Afghanistan come in Danimarca, nel V secolo a. C. come nel X secolo d. C., protetti in una campana di vetro dai fastidi della cronaca. Una simile filosofia è senz’altro possibile: nulla di stupefacente, però, se essa -dimentica del contesto sociale- venga altrettanto solennemente ignorata dalle donne e dagli uomini immersi nella quotidianità della storia.

Cosa significa, in concreto, filosofare nel Meridione italiano a cavallo fra il XX e il XXI secolo? Per comodità di sintesi, risponderei che ad attendere … Continua a leggere »

Revisionismo laterale

La storia raccontata non potrà mai essere oggettiva, poiché non esiste una realtà oggettiva in cui rintracciare una «verità conclusa». Non è dunque soltanto una questione storiografica, quella relativa al revisionismo, ma soprattutto fenomenologica[1]. Il tentativo di revisionare la nozione a vantaggio di una maggiore libertà di interpretazione del fruitore è vano oltre che storiograficamente infertile. Questo revisionismo minimo o microrevisionismo -che si sostanzia in puntualizzazioni irrilevanti- è contrario al senso stesso della storia, che non è un semplice racconto, ma una rete fitta, intessuta, sì, di eventi ma prima di tutto di logiche umane, il più delle … Continua a leggere »

Accedi | Gestione | Alberto Giovanni Biuso e Giusy Randazzo © 2010-2024 - Periodico - Reg. Trib. Milano n. 378 del 23/06/2010 - ISSN 2038-4386 -

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