Temi (IV)
The journey back
(1) Since 2005 I have travelled regularly from my home in the north of Germany to visit my daughter in Genoa, the historical port on the north west coast of Italy where she lives. These routine visits take place three or four times a year, for a period of four or five days each time.
(2) In conversation I often remark on the convenience of my German home, given its location roughly half way between my parents in the south of England and my daughter in Italy. Nevertheless, my regular to-ing and fro-ing on family visits is a symptomatic … Continua a leggere »
Sheliak. Primo studio verso Orfeo ed Euridice
Ciò che ti consuma diventa forza per questo nutrimento.
Nella metamorfosi entra ed esci.
Qual è in te l’esperienza più dolente?
Se ti è amaro il bere, diventa vino.
Rainer Maria Rilke
Un lungo pellegrinaggio ai limiti del sacro. Un’indagine spirituale. Una preghiera. Danzata ferocemente, convulsamente sulla punta dei piedi. Un febbrile mormorio e il silenzio di un’emozione impronunciabile, devastante. Innanzitutto, dei corpi. Si parte sempre da lì, inutile insistere. In Sheliak, spettacolo di teatro-danza, coreografato da Giovanni di Cicco e presentato al teatro dell’Archivolto di Genova, i corpi si fanno arpe. E danzano il tremendo coraggio del dire, … Continua a leggere »
Il Museo del Mare
Quando scese dal treno l’aria le parve meno cruda che in città, quasi tiepida, come se il mare vicino emanasse un tenue calore. Il paesaggio era desolato, appena fuori della stazione cominciavano quelle dune grigie, appena trattenute dall’ispida vegetazione, un’erba corta e tenace come il ferro. Era tutto come tre anni prima e come tre anni prima lei si guardò intorno a lungo prima di decidersi a cercare l’albergo.
Si mise per il viottolo che portava in paese. Lo scialbo pomeriggio invernale illanguidiva in una luce rarefatta. A sinistra, fra le dune, s’intravedeva il mare, di uno smorto colore perlaceo. … Continua a leggere »
Il più violento dei vigliacchi
Catapultarsi per sei puntate nel mondo della mafia è un’esperienza che dovrebbe esser provata da tutti i giovani che, come me, hanno la fortuna di poter vedere la mafia come qualcosa di brutto e terribile ma lontano.
Grazie a questo film ho scoperto che la mafia, così come la sua accettazione, nasce dall’ignoranza e si sviluppa con mezzi violenti, ma soprattutto ho scoperto che è diretta da figure carismatiche, potenti, talvolta affascinanti. Di fronte a un personaggio come Riina il sentimento che sorge nello spettatore è contraddittorio: se da un lato le sue vicende provocano profondo sdegno, dall’altro le sue … Continua a leggere »
Flashbook
Cos’è stato il libro nella storia? Qual è il significato della sua esistenza? Senza dubbio è stato un veicolo di informazione, un modo più raffinato e duraturo del racconto orale per trasmettere il proprio pensiero ai posteri. Ma è anche stato un mezzo di protesta, contro un regime, contro una dottrina scientifica retriva, contro delle persecuzioni, e chi più ne ha più ne metta.
Cos’è invece per noi, oggi? Ha ancora quel valore che gli si addice? Quel ruolo di centralità culturale che gli si deve attribuire? Personalmente credo di no. Da un gruppo di studenti universitari è nata l’esigenza … Continua a leggere »
Il sogno lucido
Da quando è uscito il film Inception si sente spesso parlare di sogni lucidi. Dato che l’argomento mi interessa, ne ho parlato con un mio amico, Paolo, che anni fa era un buon onironauta. Pur non essendo uno specialista, ha saputo darmi delle spiegazioni molto interessanti.
Il sogno lucido è un tipo di sogno nel quale si ha la consapevolezza di trovarsi nel mondo onirico e, di conseguenza, si ha pieno controllo di sé e del mondo circostante. A tutti noi è successo di rendersi conto di essere in un sogno, ma quasi mai riusciamo a evitare che tutto sfumi … Continua a leggere »
All’insegna dell’Uomo Armato
Per condurre l’inchiesta ho ritenuto opportuno trasferirmi nella locanda, dove occupo una comoda stanza del secondo piano. La stanza si affaccia su un vicolo stretto, dal fondo acciottolato. Proprio di fronte, attraverso la finestra, vedo il campanile della Cattedrale, col grande orologio policromo; più a sinistra si stende l’imponente fiancata della chiesa, mossa da finestroni, statue di angeli e santi, archi dentellati e lesene di bionda arenaria. In alto si apre un breve tratto di cielo.
Qui, nella mia stanza, ricevo i testimoni: quelli che ho convocato io e altri, volontari, che ritengono di potermi dare qualche notizia sullo scomparso. … Continua a leggere »
Il “disillusionista”
Innanzitutto, le persone. In un film dove ogni personaggio, protagonista o comparsa che sia, trova una sua intensa -e spesso impietosa- caratterizzazione al limite della caricatura, come si può trascurare quell’intimo universo riunitosi per assistere all’ultima opera del regista di Appuntamento a Belleville, Sylvain Chomet? Ecco: una bimba dagli occhi dispettosi sgambetta sprofondata nella poltrona mentre finge di accarezzare un pianoforte immaginario con le piccole dita inquiete; accanto a lei, un flemmatico nonno posa con insistenza lo sguardo sullo schermo ancora insolentemente bianco (quando si deciderà a splendere ammaliante e a catturare la piccola?). Entra un’anziana signora, impellicciata, che … Continua a leggere »
Epitafio al modo di Gorgia
Perché si pone una domanda? Per sapere oppure per mettere in difficoltà o per dubitare d’una proposizione. È forse bene avere uno Stato? Sta dunque male negare lo Stato? Non è che ci sia mai stato uno Stato: tanti ve ne furono, ma uno mai.
Da una parte quando fu fatto il primo Stato subito le genti vicine per sopravvivenza ne fecero un altro, poiché sole erano deboli, dall’altra mentre fu istituita la più antica associazione, essendo le genti umane sparse per il globo, certamente altrove ve ne fu una altrettanto antica. È certo che la sicurezza è dovere degli … Continua a leggere »
Parole al vento
Il tavolo rettangolare era al centro. C’era chi stava seduto a scribacchiare lettere che non avrebbe ricevuto nessuno o poesie privatissime senza versi. Il tipo un po’ curvo passeggiava andando da una parete all’altra. Uno parlava con un uomo che fissava i suoi abiti o il pavimento. Un gruppetto era di fronte al televisore, ma il più giovane si alzava continuamente dal divano per spegnerlo. Poi lo riaccendeva. Urlava qualche amico, il resto rideva o si assentava. Le finestre davano su un giardino sfiorito, ben delimitato da muri altissimi in cui l’edera si era appiccicata per sempre. L’infermiere spingeva sulla … Continua a leggere »