Recensioni

Amore e morte

Lev Nikolaevič Tolstoj e Thomas Mann, rispettivamente in La morte di Ivan Il’ič e La morte a Venezia, affrontano il tema del morire da due prospettive differenti, quella di Ivan Il’ič, che lo vive con orrore confrontandosi con la verità del suo vissuto, e quella di Gustav von Aschenbach, che corre incurante verso la morte, placando la follia di Eros, restituendolo all’imperturbabilità che aveva contraddistinto la sua vita. Due visioni filosofiche che non sono risposte definitive al tema trattato, ma viaggio lucido e disincantato dentro l’animo di chi scopre che la morte –di solito degli altri- adesso lo … Continua a leggere »

Perché non siamo il nostro cervello

Il titolo originale è esplicativo dei contenuti del libro. La mente, vi si sostiene, sta fuori dalle nostre teste, accade nell’intera corporeità, la quale è sempre aperta su un ambiente fatto di oggetti, eventi, persone. La mente non è quindi una cosa -di qualunque natura la si possa pensare- e non è neppure un processo, simile alla digestione che lo stomaco fa metabolizzando gli alimenti, ma è una sorta di danza, capace di creare forme a partire da una corporeità che si muove nello spaziotempo. La coscienza, che della mente è in qualche modo il nucleo, costituisce quindi una relazione … Continua a leggere »

Quel potere abnorme fondato sui “lacchè”

Nel suo lucido quanto impietoso saggio La libertà dei servi Maurizio Viroli sostiene la tesi che quello creato da Silvio Berlusconi (d’ora in poi, B.) nell’ultimo quindicennio sarebbe un «potere enorme» che invade ormai ogni sfera della nostra vita civile e politica. Per illustrare la situazione attuale l’autore parte da lontano: dalla nostra «debolezza morale» (strascico di una secolare esperienza di dominazioni straniere e di servitù), e soprattutto dal «sistema della «corte» così come è stato a suo tempo descritto dai vari Baldassar Castiglione, Machiavelli, La Boétie. Quest’ultimo – contemporaneo e amico di Montaigne – nel suo Discorso sulla servitù Continua a leggere »

Vulnerabilità, cura, limite

Rispetto all’ampiezza della bibliografia presente, alla presenza nel dibattito culturale e politico, al peso posseduto in decisioni che influenzano fortemente la nostra quotidianità, la bioetica sembra a volte esprimersi attraverso una letteratura ripetitiva, poco incisiva, scolastica. Quest’ultimo aggettivo in entrambi i significati: quello del linguaggio comune e quello più filosofico. Scolastico, dunque nel senso di manualistico. Grande è la produzione, né accenna a esaurirsi, di manuali, compendi, istituzioni. Il rischio è, niccianamente, che il morto uccida il vivo, che si trasformi una disciplina che vive l’esperienza drammatica dello spostamento continuo dei limiti operato della tecnologia in una cattedrale di concetti … Continua a leggere »

Sul giallo filosofico. Aristotele e i delitti d’Egitto

La particolarità del nuovo genere letterario che da più di un decennio è ormai in auge, il “giallo filosofico”, consiste nell’uso di noti filosofi come personaggi principali o deuteragonisti. A inaugurare questa forma di scrittura creativa è stata Margaret Doody che nel 1978 pubblicò Aristotele detective. Forse i tempi non erano ancora maturi perché il successo arrivò molto tempo dopo, nel 1999, quando la Sellerio ripropose la pubblicazione.

Da allora ben otto romanzi sono stati editi. Se ci si aspetta il solito giallo imperniato esclusivamente sulla suspense e su resoconti organizzati intorno allo stesso centro, si consigliano altre letture. … Continua a leggere »

Mente, evoluzionismo e altri disordini

MicroMega è una Rivista militante tra le migliori che si pubblichino in Italia. Questa militanza, tuttavia, rischia di emergere anche in contesti che dovrebbero risultare invece più freddi, come quello delle scienze. È il caso di alcuni contributi e tesi presenti in questo numero, anche se per fortuna il tono complessivo rimane argomentato e critico.

Partiamo comunque dai limiti o dai veri e propri errori che vengono sostenuti sia sul tema della mente sia in generale sulla scienza. Emerge in diverse pagine, e soprattutto nel testo di Peter Atkins, uno scientismo addirittura di marca ottocentesca, convinto della -comunque ammessa da … Continua a leggere »

Che fine ha fatto il futuro?

Amo conversare con persone anziane, che erano giovani appena finita la seconda guerra mondiale. Evocando i ricordi è fatale scivolare nella nostalgia, ma non è nostalgia di beni concreti (in realtà per molti italiani erano anni di miseria), ma è nostalgia del futuro, nostalgia delle speranze che fiorivano fra le macerie della tempesta appena trascorsa. Ogni giorno del presente era denso di futuro, ogni gesto era intriso della tensione verso un sicuro progresso. Oggi molti giovani (e non più giovani) vivono un presente immobile, c’è un provvisorio benessere, ma il futuro non è l’orizzonte della speranza, porta invece il cupo … Continua a leggere »

Il Dio dei mafiosi

Giulio Piazza: Il tuo Il Dio dei mafiosi, edito dalla San Paolo, ha suscitato in me degli interrogativi. Ovviamente dall’angolazione -in cui tu l’hai scritto ed io l’ho letto- di filosofi attenti a ciò che accade nel nostro tempo. La prima osservazione è relativa alle prospettive culturali siciliane. Ne hai individuato tre più rilevanti (cattolica, borghese- capitalistica, mafiosa) per vederne le reciproche relazioni: non è chiaro però se la lettura che dai della transcultura borghese–capitalistica sia di tipo consumistico o se non consideri anche il suo senso del valore del lavoro, della libertà, del rispetto degli individui, che … Continua a leggere »

Lo spazio della parola

Premettendo che la ricchezza dei contenuti è senza dubbio la cifra di questa recentissima pubblicazione, è necessario aggiungere che -molto più che in qualsiasi altro testo edito per un qualsiasi pensionamento di un qualsiasi universitario- Lo spazio della parola è attraversato da un’evidente nota affettiva che aggiunge alla scrittura di ciascuno degli autori la giusta tonalità emotiva senza la quale qualsiasi testo sarebbe arido oltre che inefficace.

È quindi corretto cominciare col dire che anche le qualità umane di Malatesta lo rendono un filosofo di prim’ordine, la cui attività non si attesta soltanto in campo logico ma si manifesta in … Continua a leggere »

Vivere o morire

Da millenni il dialogo come genere filosofico accompagna lo sviluppo del pensiero umano. Esso sembra a volte  proporsi come mera digressione: un modo per farsi meglio capire fuori dai tecnicismi della filosofia, una prova  delle proprie capacità letterarie poco valorizzate dalla freddezza del “trattato”, un omaggio alla sua platonica  storia; altre volte, con motivazioni teoreticamente più congrue, sembra lo si possa pensare come il risultato di  una linea diversa della filosofia, un pensare alternativo (così, ad esempio, sembra a volte adombrare in alcuni  luoghi della sua riflessione Maria Zambrano), un tentativo di compensazione, di riequilibrio, la ricerca di un  filosofare … Continua a leggere »

Accedi | Gestione | Alberto Giovanni Biuso e Giusy Randazzo © 2010-2024 - Periodico - Reg. Trib. Milano n. 378 del 23/06/2010 - ISSN 2038-4386 -

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