Recensioni

You don’t know Jack

You don’t know Jack –che verrà trasmesso su Sky in Primavera- ripercorre la storia del medico statunitense di origine armena Jack Kevorkian (1928), soprannominato “il dottor Morte” per la sua attività a favore dell’eutanasia.
Quali sarebbero i vostri pensieri se qualcuno sostenesse che la schiavitù è un fatto del tutto naturale e chi la combatte mette a rischio la struttura sociale? Che il geocentrismo è una verità stabilita dalle più antiche scritture umane e i suoi avversari vanno messi in galera? Che le donne sono biologicamente e culturalmente inferiori agli uomini? Che bisogna praticare gli interventi chirurgici senza alcuna anestesia … Continua a leggere »

La fine di tutto

Un vuoto quasi perfetto. Questo è l’universo che conosciamo e nel quale abitiamo. Uno spazio gelido e buio, «composto per il 74 per cento di energia oscura, per il 21 di materia oscura e per il 5 di materia ordinaria», dentro la quale il materiale che compone le stelle non va oltre lo 0,5 per cento dell’intero cosmo (p. 270). È da questo vuoto che è venuto ciò che chiamiamo “vita” e da questo vuoto verrà la distruzione, o attraverso l’evento traumatico dell’impatto di un asteroide o di una cometa con la superficie terrestre oppure, in ogni caso, con lo … Continua a leggere »

Morte del libro?

Nella mia lunga carriera di operaio, tipografo e fotocompositore, incontravo ogni tanto qualcuno che aveva deciso di scrivere e stamparsi un libro, il proprio libro. Ricordo con affetto un’anziana maestra in pensione, il suo bel libretto dalla copertina nera, con su scritto semplicemente «Ricordi di scuola». Era una rassegna di oltre cinquant’anni di ricordi, senza particolari velleità artistiche, ma decisamente interessante e sincero. E perché poi un libro? Perché mai spender soldi per stampare un libro che avrebbe avuto al massimo qualche decina di lettori?
Sono convinto che per molti un libro abbia comunque una dignità particolare, come un oggetto … Continua a leggere »

Che cosa vuol dire morire

«Siamo così impreparati di fronte alla morte che l’unica risposta che la nostra cultura ipertecnologica sa offrirci è fingere che non esista. Ma è una scommessa: in pochi avranno la fortuna di varcare la porta a occhi chiusi, con passo leggero e svelto. E gli altri? Costruire una nuova cultura della morte, che non sia dominio esclusivo della medicina né rimozione di un evento inevitabile, è l’unica strada possibile. Di più: è un compito di cui essere all’altezza. Per questo è necessario che la filosofia scenda in campo e faccia la sua parte» (p. VIII). Sulla base di questa convinzione … Continua a leggere »

Amore e morte

Lev Nikolaevič Tolstoj e Thomas Mann, rispettivamente in La morte di Ivan Il’ič e La morte a Venezia, affrontano il tema del morire da due prospettive differenti, quella di Ivan Il’ič, che lo vive con orrore confrontandosi con la verità del suo vissuto, e quella di Gustav von Aschenbach, che corre incurante verso la morte, placando la follia di Eros, restituendolo all’imperturbabilità che aveva contraddistinto la sua vita. Due visioni filosofiche che non sono risposte definitive al tema trattato, ma viaggio lucido e disincantato dentro l’animo di chi scopre che la morte –di solito degli altri- adesso lo … Continua a leggere »

Dalì. L’esattezza della mente

Che cosa accade quando sogniamo? Il mondo comincia a diventare liquido, i legami a sciogliersi, gli eventi a penetrare l’uno nell’altro come se la materia fosse aria, colore, forma e la sua sostanza si disvelasse finalmente per quello che è: illusione. Dalì ha dipinto anche questo farsi sogno del mondo e lo ha fatto con una consapevolezza che nulla -davvero- ha del sognare. Dalì intendeva «contribuire all’assoluto discredito del mondo reale» raffigurando con esattezza i pensieri, le euforie, i ritmi, la morte. Dipingendo il tempo, coi suoi orologi liquidi, deformi, -quelli che compaiono ne Il giardino delle ore (1981) … Continua a leggere »

The Last Station

Ogni scrittore sa che nel momento in cui la sua opera è compiuta non è più sua ma di ogni lettore. Questo vale soprattutto per i romanzieri, creatori di esistenze che a volte diventano veri e propri paradigmi di vita del tutto affrancati dalla paternità. Il respiro di chi le ha plasmate rimane sullo sfondo o talora scompare del tutto. In rarissimi casi avviene l’inatteso: il creatore supera la creatura e diviene egli stesso personaggio principale. Questo accade quando il messaggio, che corre trasversalmente a ogni storia, lascia la pagina scritta e vola, amplificandosi senza indebolirsi, come un’eco persistente, breve … Continua a leggere »

Edipo Re

Finalmente ritorna la tragedia; e non è un paradosso.
Lo Stabile di Genova ha messo in scena, dal 23 al 28 di novembre, un Edipo Re come sempre profondo e inquietante, ma soprattutto dalle grottesche atmosfere di delirio, che spogliando l’eroe allucinato (e allucinante) della sua secolare veste sublime, lo colloca in un ruolo ironico, logorroico, a tratti psicotico. Il risultato dell’impegno registico di Antonio Calenda si è rivelato un’opera incentrata sull’introspezione, sull’io diviso, sulla patologia (naturalmente la via interpretativa tracciata da Freud), che lo spettatore avrà potuto assimilare abbastanza facilmente dato il contesto “clinico” del travaglio del re di … Continua a leggere »

Jesus Christ Superstar

La prima rappresentazione di Jesus Christ Superstar avvenne nel 1971. Andrew Lloyd Webber, compositore, e Tim Rice, autore di testi musicali, ne furono i creatori, gli stessi del successivo Evita. Un’idea nuova che colse, sì, impreparati e sorpresi, ma forse anche per questo ancora più entusiasti. La chiesa cattolica ci mise un bel po’ ad accettare l’immagine di un Gesù superstar che avrebbe potuto sfiorare il blasfemo –ballando e cantando- ma che invece ne fece davvero un figlio del Tempo, il migliore.

Nel 1995 un gruppo di giovani artisti siciliani guidato da Massimo Romeo Piparo, riuscì a riprodurre e … Continua a leggere »

Perché non siamo il nostro cervello

Il titolo originale è esplicativo dei contenuti del libro. La mente, vi si sostiene, sta fuori dalle nostre teste, accade nell’intera corporeità, la quale è sempre aperta su un ambiente fatto di oggetti, eventi, persone. La mente non è quindi una cosa -di qualunque natura la si possa pensare- e non è neppure un processo, simile alla digestione che lo stomaco fa metabolizzando gli alimenti, ma è una sorta di danza, capace di creare forme a partire da una corporeità che si muove nello spaziotempo. La coscienza, che della mente è in qualche modo il nucleo, costituisce quindi una relazione … Continua a leggere »

Accedi | Gestione | Alberto Giovanni Biuso e Giusy Randazzo © 2010-2024 - Periodico - Reg. Trib. Milano n. 378 del 23/06/2010 - ISSN 2038-4386 - Rivista scientifica per l’Area 11 – Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche.

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