Editoriali
Sulla contemporaneità
Quando è finito davvero il Medioevo? E l’età moderna? In quale epoca viviamo adesso? Anche la temperie postmoderna sembra ormai appartenere al passato. Le cronologie, è chiaro, sono delle semplici convenzioni, stabilite dagli storici per orientarsi negli studi e per soddisfare il bisogno di ordine che la mente umana sente in ogni ambito della vita individuale e collettiva.
Gli anni Venti del XXI secolo sono anch’essi una convenzione ma una convenzione comoda, immediatamente comprensibile, in continuità con le scansioni che ben conosciamo dai banchi della scuola.
Ecco, il nostro tentativo di analizzare, comprendere e restituire qualche frammento della contemporaneità … Continua a leggere »
Severe ludere
Perché uno speciale scuola in Vita pensata? L’etimo di scuola è da rintracciare nel sostantivo greco σχολή “ozio, agio, tempo libero da occupazioni”, da cui il verbo σχολάζειν ovvero “avere tempo, oziare, indugiare, prendere tempo”. Eppure la scuola combatte l’ozio; è il luogo in cui i discenti esercitano la “fatica del concetto” e imparano a imparare. L’etimo certamente si riferiva alla sospensione dalla fatica fisica per dedicarsi a un certo svago mentale, seppur indirizzato a un impegno serio. Non può però che evidenziarsi tramite l’etimo questo qual divertissement che la scuola dovrebbe portare con sé. Si potrebbe certamente … Continua a leggere »
Intelligenza / Fenomenologia
Le due parole che danno il titolo al numero 19 della nostra rivista intrattengono tra loro legami e convergenze che vanno al di là dell’ovvio ambito filosofico nel quale si collocano. La parola intelligenza ha infatti molti e diversi significati ma indica certamente anche la comprensione quanto più ricca e operativa di ciò che nel mondo si dà, appare, si manifesta. A sua volta fenomenologia si riferisce certo e in primo luogo alla più coerente e radicale metodologia filosofica contemporanea –quella inaugurata da Edmund Husserl– ma ha un significato anche ontologico, magistralmente colto da Martin Heidegger quando insiste sulla … Continua a leggere »
Paganesimi
«Eadem spectamus astra, commune caelum est, idem nos mundus involvit. Quid interest, qua quisque prudentia verum requirat? Uno itinere non potest perveniri ad tam grande secretum», ‘contempliamo tutti gli stessi astri, il cielo è a tutti comune, un solo mondo ci circonda e contiene. Che importanza può avere per quale strada ciascuno cerca il vero? A un così grande enigma non si giunge per una strada soltanto’1. Con queste parole il prefetto Simmaco nel 384 chiedeva rispetto verso l’Altare della Vittoria, simbolo e sostanza della romanità. Parole che Ambrogio, vescovo di Milano, respinse. Un rifiuto che condusse … Continua a leggere »
Interpretazioni
Da questo numero Vita pensata inizia una collaborazione più costante con l’Università di Catania e in particolare con il suo Dipartimento di Scienze Umanistiche. Presentiamo infatti le quattro relazioni svolte in quell’Ateneo nello scorso febbraio nell’ambito del Dottorato di ricerca in Scienze dell’interpretazione. Di interpretazione è fatto il mondo e non soltanto la poesia, il narrare, il pensare. Siamo dispositivi semantici per i quali ogni parola apre un mondo, chiude angosce e sicurezze, consola dal dolore, afferra di inquietudine. «La vraie vie, la vie enfin découverte et éclaircie, la seule vie par conséquent pleinement vécue, c’est la littérature»1… Continua a leggere »
Filosofia, scienza, mito
Il numero 16 di Vita pensata comprende l’arco cronologico che va dal gennaio del 2015 al luglio del 2017, con tre contributi diversi nelle tematiche ma profondamente convergenti nel loro significato teoretico. La tesi di Emerson per la quale Plato is philosophy and philosophy is Plato e quella di Whitehead secondo cui l’intera filosofia occidentale è una infinita nota a piè di pagina a Platone, non costituiscono soltanto delle iperboli. Descrivono invece con esattezza la radice teoretica dell’Europa. I testi che pubblichiamo vorrebbero confermare tale evidenza. In essi infatti le radici mitologiche del pensare si coniugano a un profilo di … Continua a leggere »
N. 13, luglio 2011 – Architettonicamente
L’essere umano è anche l’animale che abita, che costruisce i luoghi del proprio stare, per il quale la casa non rappresenta uno dei tanti possessi ma è parte di sé, al modo in cui lo è il corpo. Interno ed esterno giocano dunque nell’architettura una funzione del tutto peculiare. Una dimora è l’esterno dei corpi che la abitano e l’interno della città che contribuisce a comporre. L’unità originaria e profonda di ogni ente con tutti gli altri riceve così una conferma e una testimonianza potenti perché fatte di un dinamismo senza fine, che affonda nella continuità dello spazio, dei … Continua a leggere »
N. 12, giugno 2011 – Durata
Se la fotografia sia o non sia arte è una questione non del tutto chiusa. Il tratto fondamentale che caratterizza l’opera d’arte, che Benjamin chiamava aura, la sua unicità, la sua irripetibilità, pare venga meno nella fotografia, almeno sin dai tempi del calotipo di William F. Talbot, poiché nasce già nel nuovo orizzonte della riproducibilità tecnica. La copertina di questo mese -un’opera di Franco Fasulo fotografata dallo stesso artista- apre alla riflessione sul tema qui introdotto e accenna a una prima intuitiva risposta: l’irripetibilità non è legata all’unicità della materia così come la ripetibilità della produzione all’infinito non … Continua a leggere »
N.11, maggio 2011 – Etica e retorica
La scrittura non è soltanto segno che dice, ma linguaggio che vive riflettendo su se stesso. È per questa via che il linguaggio pensa il mondo della vita. Non può e non deve ridursi a semplice mezzo di espressione, pena il fraintendimento del reale rapporto sussistente tra il linguaggio e l’uomo. Non questi è padrone del linguaggio, «mentre è questo, invece, che rimane signore dell’uomo» (Heidegger). E se tanto inusuale appare l’avvertimento del Mago di Meßkirch, non meno estrema può giungere all’orecchio la conseguente e necessaria conclusione: scrivere male significa pensare male. E chi pensa male diventa pericoloso per … Continua a leggere »
N.10, aprile 2011 – Antropologia/Mafia
A che cosa serve la filosofia? A capire la mafia, ad esempio. Assieme alla sociologia, alla storia politico-criminale, alla teologia (come hanno dimostrato gli studi che Augusto Cavadi ha dedicato a quest’ultimo ambito), la filosofia -e in particolare l’antropologia filosofica- getta una luce vivida sulle radici profonde di ciò che chiamiamo crimine tra gli umani, compreso l’agire e l’essere dell’organizzazione che va sotto il nome di Cosa Nostra. Arcaismo, replicanza, asessualità, gelo emotivo costituiscono alcuni dei caratteri psicologici e antropologici che spiegano la durata del fenomeno mafioso, la sua capacità di adattarsi a contesti storici e politici molto diversi … Continua a leggere »