Corpo/Corporeità
Nell’andare del tempo, nel tessuto della vita, il corpo umano è sempre inseparabilmente organismo ed esperienza vissuta. Abbiamo bisogno di respirare, mangiare, bere, espellere, in modo che il metabolismo nel quale la vita consiste possa continuare sino a quando la struttura protoplasmatica che siamo perde a poco a poco o di colpo energia, omeostasi, salute. E abbiamo anche bisogno di ricordare ciò che è stato, immaginarci ciò che sarà, entrare in relazione con i nostri simili, con le altre forme di vita, con l’intero del quale siamo soltanto una infima parte, ciascuno di noi e l’intera umanità. La corporeità umana è corpo oggettivo ed è corpo vissuto, entrambi immersi in un ambiente fisico col quale scambiano energia e informazione, in relazione profonda con gli altri corpi, insieme ai quali costituiamo un mondo di simboli e di significati che è il solo mondo nel quale gli umani possano vivere e cioè non soltanto sussistere ma anche esistere.
Uno degli esiti dello scientismo –e non della scienza– è invece aver separato organismo ed esperienza vissuta, Körper e Leib, aver scisso l’unità psicosomatica a favore del solo organismo e cioè dell’unica dimensione che i metodi quantitativi siano in grado di vedere. L’esistenza viene per lo più ricondotta e ridotta alla sua dimensione soltanto individuale, alla salute illusoria del singolo corpo, che non tiene conto del fatto che l’essere umano vive di una intrinseca socialità, fatta di incontri, comunicazione, trasmissione, insegnamento, apprendimento attuati dal corpomente che vive, agisce, comunica nello spazio e nel tempo condivisi e materici, non solitari e virtuali.
‘Corpo’ è una parola polisemantica, che non si riferisce soltanto all’umano né soltanto al vivente, vegetale o animale che sia. In filosofia corpo è anche sinonimo di ‘ente’, ‘cosa’, ‘oggetto’. E così lo hanno inteso gli autori di questo numero di Vita pensata. I quali si occupano certamente in gran parte della corporeità biologica ma anche delle sue strutture fisiche e metafisiche.
Confidiamo in questo modo di aver ribadito un invito che si fa sempre più urgente: l’invito a pensare la complessità, ad affrancarsi dalle varie forme di riduzionismo che ancora pervadono le filosofie e la vita collettiva, a comprendere la complessità delle strutture individuali e sociali che stanno alla base di un’esistenza non ridotta e non riducibile al solo inspirare/espirare e non ridotta né riducibile alla sola vita dello spirito.
Al di là di ogni dualismo, il corpo è il luogo per eccellenza della molteplicità simbolica, della concretezza esperienziale, della comunione sociale, della temporalità vissuta e plurima che dà vita alla corporeità come insieme di strutture materiche e semantiche.
Corpo/Corporeità è il nodo ontologico nel quale si raccolgono il mondo, il tempo e l’intenzionalità dei significati. Come recita il motto di questo numero della rivista: «Leib bin ich ganz und gar, und Nichts ausserdem. Corpo io sono in tutto e per tutto, e null’altro. […] Il corpo è una grande ragione. […] Dietro i tuoi pensieri e sentimenti, fratello, sta un possente sovrano, un saggio ignoto –che si chiama Sé. Abita nel tuo corpo, è il tuo corpo»
(Nietzsche, Così parlò Zarathustra, «Opere», Adelphi, vol. VI/1, p. 34).
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