Le arti
Come tutte le parole che contano, «arte» è un termine polisemantico. Si riferisce certamente all’ambito estetico – le «belle arti» – ma indica in primo luogo una ποίησις, una τέχνη, la capacità di inventare realtà a partire da una materia che c’è, plasmandola (la pittura e la scultura, ad esempio), modificandola (le parole della poesia e della narrativa), erigendola in edifici (l’architettura), scandendone gli intervalli sonori (la musica). E questo accade anche nelle arti in quanto tali, in quelle che davano nome alle ‘arti e corporazioni’ medioevali, vale a dire le opere e le attività degli artigiani – falegnami, fabbri, tessitori e così via –, i quali anch’essi plasmano la materia che c’è per trasformarne struttura, funzione, significati. L’arte è quindi propria di tutti i viventi che interagiscono in modo attivo con il proprio ambiente (e pertanto non solo degli umani). L’arte è esattamente tale interazione con il mondo.
È questa una delle principali ragioni per le quali la riflessione sulle arti e sul fare artistico è stata uno dei temi originari della filosofia, perché filosofia è anche pensare l’azione e l’intelligenza dei corpi immersi nel loro mondo. I saggi della sezione Temi di questo numero cercano di pensare le arti così intese, nella varietà delle loro espressioni, dei loro risultati, delle teorie che le fondano.
A questo nucleo tematico centrale si aggiunge, nella sezione Temi II, un saggio del quale siamo particolarmente felici e orgogliosi. Uno dei più importanti filosofi contemporanei, David Benatar, ci ha permesso di tradurre un suo testo nel quale, diversamente da altri suoi saggi di tonalità filantropica, propone un argomento misantropico ed estetico a favore dell’antinatalismo. E lo fa con la lucidità, il rigore, l’oggettività a lui consueti, che in questo testo diventano, se possibile, ancora più limpidi.
Questo numero di Vita pensata presenta due importanti novità. La grafica della versione pdf è mutata e confidiamo che sia non soltanto più elegante ma anche e specialmente più comoda e funzionale alla lettura. A preparare, curare e firmare la rivista è un nuovo Comitato di redazione. Speriamo in questo modo che Vita pensata diventi sempre più uno spazio di libero e rigoroso confronto su ciò che conta nelle vite individuali e collettive, sul patrimonio sempre rinnovato della filosofia, che trova una delle sue espressioni nella bella, seppur “creativa”, traduzione che Enrico Turolla propose anni fa del Simposio platonico (Rizzoli, Milano 1953, volume I de I Dialoghi, p. 852): «ὅ ἐστιν οὐκ ἄλλου ἢ αὐτοῦ ἐκείνου τοῦ καλοῦ μάθημα, καὶ γνῷ αὐτὸ τελευτῶν ὃ ἔστι – Ecco; l’uomo è giunto al termine: conosce il bello nella sua pura oggettività; quel bello che esiste nell’Essere» (211c). È la conoscenza e la pratica di questa bellezza che auguriamo ai nostri lettori.
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