Intelligenza / Fenomenologia
Le due parole che danno il titolo al numero 19 della nostra rivista intrattengono tra loro legami e convergenze che vanno al di là dell’ovvio ambito filosofico nel quale si collocano. La parola intelligenza ha infatti molti e diversi significati ma indica certamente anche la comprensione quanto più ricca e operativa di ciò che nel mondo si dà, appare, si manifesta. A sua volta fenomenologia si riferisce certo e in primo luogo alla più coerente e radicale metodologia filosofica contemporanea –quella inaugurata da Edmund Husserl– ma ha un significato anche ontologico, magistralmente colto da Martin Heidegger quando insiste sulla verità non come semplice rappresentazione di una mente ma come dispiegarsi della realtà stessa nella luce.
Di questi e di altri significati del plesso Intelligenza / Fenomenologia danno conto i contributi tematici qui raccolti, caratterizzati da una evidente e crediamo feconda interdisciplinarità. Si va infatti da prospettive linguistiche a quelle neurologiche, dal pragmatismo all’antropologia, dal cognitivismo alla sociologia. E si entra nella dimensione più teoretica dell’intelligenza attraverso contributi riguardanti l’essere e il tempo.
Le altre sezioni del numero dispiegano l’intelligenza del mondo attraverso alcune sue manifestazioni ermeneutiche, teatrali, figurative, cinematografiche, narrative.Tutte espressioni e forme che la filosofia arricchisce e spiega collocandole in un orizzonte unitario di significato.
Multiforme è infatti l’apertura dell’ente che si dà quando esso è pensato, quando si offre alla potenza del nostro significare, quando entra in relazione conoscitiva e operativa con il corpomente che l’osserva, lo tocca, lo ascolta, lo avviluppa in una rete di relazioni con ogni altro dato, col mondo tutto e con la mente stessa. Così la conoscenza umana è fenomenologicamente passiva e al contempo ermeneuticamente attiva. Senza un conferimento di senso, infatti, nessun dato potrebbe diventare significativo per il corpomente umano. Anche per questo le previsioni e profezie sulla morte della filosofia -che vuol dire per lo più il confluire della filosofia in altri saperi- sono sempre state smentite. Questo vale per il passato più o meno lontano e vale ancor di più per un presente nel quale la filosofia è un sapere vitalissimo, diffuso e pervasivo.
Quali le ragioni? La prima è che mentre gli altri saperi si ritagliano -per usare un antico verbo aristotelico- una parte del mondo e della vita, la filosofia è per sua stessa natura rivolta alla comprensione dell’intero. E lo fa, anche oggi, attraverso almeno tre paradigmi: il superamento del pregiudizio antimetafisico; una pluralità che tende a superare i dualismi senza cadere in riduzionismi di varia natura; la capacità di produrre significati. Gli enunciati della metafisica, disprezzati a lungo dalle correnti filosofiche e scientifiche più diverse, si stanno rivelando particolarmente fecondi per chiarire la natura di molti problemi sia generali sia specifici, che riguardano ad esempio questioni biologiche, gnoseologiche, politiche.
L’intelligenza umana non è soltanto cognitiva, non è fatta unicamente di informazioni, rappresentazioni, raccolte di dati sull’ambiente ottenute mediante i cinque sensi. Alla mente e all’intelligenza cognitiva si affianca la sua dimensione fenomenica, la sensazione che ogni soggetto pensante prova della particolare qualità di ogni sua percezione e della più generale consapevolezza di essere quel determinato ente che è, immerso in un ben preciso ambiente naturale e culturale. Le caratteristiche fisico-chimiche della percezione sensibile si trasformano con immediatezza nella particolare tonalità dell’esperienza che le inserisce in un tessuto molto più ampio di conoscenze, memorie, attese.
L’insieme delle analisi che proponiamo conferma che l’intelligenza consiste nel pensare la vita e quindi nel comprendere le sue forme, limiti, destino; conferma la struttura della mente che, radicata nel corpo, non soltanto è per sua natura intenzionale ma opera attivamente nel mondo come dispositivo ermeneutico e semantico, vale a dire come un pensare e un vivere che coglie il senso degli enti, interpreta l’incessante divenire degli eventi, si immerge nella enigmatica complessità dei processi.
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