Sebastiano Ricci, le verità del mito
Sparse nel territorio che diede loro la sua luce, le tele di Sebastiano Ricci (1659-1734) segnano un percorso complesso e unitario tra i miti pagani, quelli cristiani e il significato educativo-iniziatico con il quale questi racconti sono stati spesso interpretati. Un percorso che intende celebrare i trecentocinquant’anni dalla nascita di Ricci.
Nel Palazzo Crepadona, è possibile ammirare il dipinto Ercole al Bivio, che pone al centro l’eroe combattuto tra la figura del Vizio -una donna languida, coperta di fiori, seminuda e adagiata tra satiri, danzatori e maschere- e la Virtù -una bella figura in piedi, affascinante e anch’essa colma di eros. Lo sguardo di Ercole è rivolto verso di lei ma il resto del corpo è attratto dal Vizio. Nel gioco di luci traspare la lotta tutta umana tra piacere e dovere che, però, sembra anticipare toni romantici, ancora lontani, nel tentativo di conciliazione che traspare nella rappresentazione di Ercole, quasi evocante la serenità dell’anima bella di Schiller.
Sull’altare maggiore della chiesa, il dipinto de La vergine con il Bambino e i santi Pietro e Giovanni Battista rimanda, senza dubbio, all’altra splendida opera, esposta al Museo Diocesano di Arte Sacra a Feltre, La Vergine col Bambino appare ai santi Bruno e Ugo, non soltanto nel tema ma anche nella scelta stilistica e simbolica che rivela la venerabilità dei santi raffigurati grazie alla presenza della Vergine e del Bambino. Dalla posizione delle figure si evidenzia, sì, la santità di quelli, ma soprattutto la superiorità della Vergine e la centralità del Bambino, il cui indice segna la via da seguire. La decollazione di San Giovanni Battista, nella Chiesa di San Pietro, è opera di straordinaria forza fisica. La testa del Battista è infatti ormai divisa dal resto del suo corpo, diventata parte organica morta e separata, mentre le braccia e il busto sono ancora pulsanti, in un estremo gesto volto a indicare con la mano una croce. Rimanda dunque a quella distinzione, ben nota ai Greci tra ψυχή e σῶμα e viva nella lingua tedesca: il Leib, il corpo vissuto e intenzionato, che nel dipinto è ancora vivo, potente, e il Körper, l’organismo ridotto a cadavere, rappresentato dalla testa soltanto materica. Di fronte al dipinto della decollazione è stato possibile ammirare la Vocazione dei figli di Zebedeo (La chiamata di San Pietro), opera purtroppo notevolmente compromessa; «lo testimonia tuttora l’irreversibile penosa lacuna che ci ha privati dell’intera porzione sinistra dell’immagine, con la figura di Cristo»1.
La grande tela che raffigura La caduta di Fetonte, nel museo civico di Belluno, è un magnifico vortice nel quale il figlio del Sole, i suoi cavalli e il carro sembrano sospesi in una danza eterna di forme, di colori, di angoscia e di potenza. Fu commissionato dalla famiglia Fulcis e posto nel soffitto della sala, forse come «monito al giovane Fulcis, a osare sì grandi imprese – e tale era stata quella di Fetonte che, come scriveva Ovidio nelle Metamorfosi (II, 326-327) “auriga del cocchio del padre non seppe guidarlo e cadde, ma fu impresa grandiosa”- facendo tuttavia ben attenzione a non sopravvalutare le proprie forze e a tenere a freno l’audacia e l’irruenza dell’età»2.
A Feltre -splendido simbolo urbanistico della Serenissima- sono state esposte altre tele che testimoniano ancora una volta la forza geometrica di Ricci e la sua luce così vicina alla impalpabilità e alla gloria di un altro grande veneto: Tiepolo. Oltre alla già citata Madonna col Bambino, sempre a Feltre è stata esposta la pala Battesimo di Cristo, i cui colori si schiariscono verso l’alto divenendo sempre più luminosi. L’immagine rimanda a un’atmosfera paradisiaca seppur terrestre, la cui cifra è senza dubbio il contrasto tra la divinità del Cristo, che in piedi ha gli occhi rivolti al cielo, e la santità terrestre di Giovanni Battista, che chinato rivolge gli occhi al fiume da cui con una ciotola raccoglie dell’acqua.
Nel percorso è stato possibile ammirare anche le opere di Andrea Brustolon definito da Honoré de Balzac il “Michelangelo del legno”. In Palazzo Crepadona, la bellissima Madonna Assunta rivela la perfezione e la cura stilistica dell’artista e la forza evocatrice delle sue creazioni.
Una mostra questa che pur se di accento giudaico-cristiano manifesta come la forza rivelativa dell’arte sia debitrice al mito che possiede la capacità di disvelare mantenendo il nascosto, facendo dell’artista il creatore della nuova natura delle cose rappresentate. È così che il designatum dell’opera acquista una dignità ontologica superiore a quella della cosa rappresentata, dimostrando la sacralità dell’opera prima ancora che nelle figure sante in quelle profane e mondane.
Note
1 M. Mazza, La Cappella Fulcis nella chiesa di San Pietro, in Sebastiano Ricci tra le sue Dolomiti, M. Mazza e G. Galasso (a cura di), Provincia di Belluno Editore, Belluno 2010, p. 42.
2 Giovanna Galasso, Le storie di Ercole e il “camerino” del Palazzo, in Sebastiano Ricci tra le sue Dolomiti, cit., p. 29.
Sebastiano Ricci tra le sue Dolomiti |
Mostra itinerante |
Belluno-Feltre |
30 aprile – 29 agosto 2010 |
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