Fonti, modelli e strumenti della storiografia della scienza

Di: Dario Generali
3 Dicembre 2010

Il fenomeno scientifico è caratterizzato dalla complessità e dalla molteplicità degli elementi che intervengono e lo determinano. Cercare di comprenderlo e di ricostruirne la storia implica necessariamente uno sforzo di padroneggiamento dell’articolazione e, nello stesso tempo, dell’unitarietà di tali eventi. Il progetto di una ricerca, il suo avvio e la sua implementazione, i dati che in essa vengono raccolti e la loro interpretazione, la sintesi finale e la sua eventuale generalizzazione teorica si collocano in particolari contesti culturali e pratici e dipendono da un numero assai elevato di elementi, che vanno dall’influenza di teorie scientifiche e filosofiche alle procedure utilizzate, dalla circolazione libraria alla disponibilità o meno della strumentazione necessaria, a tanti altri aspetti ancora.

Si tratta, quindi, per un verso, non solo di valutare e comprendere appieno le opere a stampa degli uomini di scienza, ma anche di seguirli nell’elaborazione e nella genesi delle loro teorie sui protocolli manoscritti di laboratorio, valutando pazientemente le loro pratiche sperimentali e le loro interpretazioni teoriche di tali dati, spesso poi sistemati e proposti, nelle opere finali, in modi diversi da come sono originariamente emersi, deformati e resi funzionali alle esigenze logiche e retoriche degli autori, che si pongono il problema di rendere le loro teorie il più possibile convincenti e inattaccabili. È inoltre necessario indagare a fondo nei carteggi, al fine di comprendere gli influssi e i dibattiti che accompagnarono studi e ricerche, ma anche le ragioni pratiche e i condizionamenti che spinsero gli scienziati a occuparsi di un argomento piuttosto che di un altro e, perfino, ad autocensurarsi nelle opere pubblicate. Si devono analizzare con cura e sensibilità filologica scritti a stampa e manoscritti, per restituirli alle loro lezioni originarie, che ci si deve inoltre porre nelle condizioni di leggere, con gli strumenti fornitici dalla storia della lingua, correttamente, evitando fraintendimenti e incomprensioni, diversamente tanto facilmente prodotti dalla differenza dei linguaggi di epoche così distanti nel tempo. Non si può poi evitare di contestualizzare adeguatamente teorie e riflessioni, ricostruendole in relazione ai significati e alle relazioni che avevano con gli ambienti e la cultura del tempo, che, di conseguenza, devono essere sufficientemente noti e padroneggiati.

D’altro canto, una storiografia della scienza che non ponga attenzione alla sola storia delle idee scientifiche e filosofiche e alla loro pur fondamentale interdipendenza, non si sottrae al compito di comprendere il fatto scientifico anche nei suoi aspetti tecnici e procedurali, seguendo gli scienziati passo a passo nelle loro osservazioni e sperimentazioni, spesso, quando tali documenti si sono fortunatamente conservati, testimoniati nelle migliaia di carte dei loro quaderni di laboratorio. In esse, per esempio, i naturalisti sei-settecenteschi, soprattutto dediti allo studio delle scienze della vita, hanno registrato i dati, le annotazioni e i risultati delle loro ricerche, dove emergono elementi determinanti per comprendere la genesi delle loro teorie, gli itinerari percorsi dal momento sperimentale sino alla definitiva sistematizzazione nelle opere a stampa, ma anche e soprattutto il peso straordinario rivestito nei loro studi dall’aspetto procedurale e dalle modalità della loro prassi quotidiana di laboratorio.

L’evoluzione o l’arretratezza  tecnica di una procedura sperimentale, la capacità di vedere o non vedere un dettaglio hanno influito nel processo di formazione di teorie e idee scientifiche non meno che la conoscenza di autori e correnti, di libri e interpretazioni. In tale prospettiva il possesso di strumenti adeguati e le capacità di usarli nel modo migliore appaiono elementi fondamentali per determinare qualità, efficacia e risultati di una ricerca. Riuscire a individuare tipologie e caratteristiche degli strumenti utilizzati dagli scienziati significa fare passi determinanti nella comprensione del loro lavoro, collocandolo nel contesto tecnico in cui si mosse e comprendendone i limiti e le potenzialità connesse.

Le fonti librarie, le comunicazioni scientifiche ricevute attraverso i carteggi, la qualità dei microscopi che uno scienziato era riuscito a procurarsi o aveva avuto l’abilità di costruirsi intervenivano tutte nel determinare itinerari e risultati delle sue ricerche ed erano fisicamente presenti nel suo laboratorio, non poche volte ampiamente testimoniate nei suoi appunti e nei suoi protocolli. Senza una conoscenza approfondita di questi aspetti si perderebbero completamente la motivazione, la genesi e gli sviluppi dell’attività scientifica di un autore, le condizioni che l’hanno resa possibile o l’hanno ostacolata, rimanendo inevitabilmente all’oscuro di dati fondamentali per una chiarificazione storica del suo operato.

La possibilità di ricostruire il pensiero e la pratica scientifica di un autore, gli itinerari della sua ricerca, gli spunti, i ripensamenti e le vie percorse per elaborare le sue teorie e le sue opere dipendono perciò in larga misura dalla documentazione conservatasi. In particolare, la presenza dei quaderni di laboratorio, dei carteggi e delle carte preparatorie delle opere rappresentano strumenti straordinari nelle mani degli storici per giungere a delle ricostruzioni  assai articolate, in grado di dar conto di tutti quegli aspetti indicati in modo credibile e non superficiale.

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