Antonio Vallisneri

Di: Dario Generali
1 Luglio 2010

Antonio Vallisneri nacque a Trassilico, in Garfagnana, ora Provincia di Lucca, il 3 maggio 1661, da Lorenzo, di famiglia saldamente radicata a Scandiano e in quegli anni a Trassilico in qualità di giudice al servizio del duca d’Este, e da Maria Lucrezia Davini, originaria di Camporgiano, paese anch’esso della Garfagnana.

Fin dai primi anni ebbe a Scandiano, Modena e Reggio Emilia una formazione tradizionale, riservata ai giovani delle migliori famiglie del tempo. Il progresso dei suoi studi fu strutturato secondo il modello classico gesuitico, articolato nei corsi di grammatica, umanità, retorica e filosofia. Tale modello d’istruzione gli permise di acquisire una sicura conoscenza della lingua e della letteratura latina, che l’avrebbe accompagnato per tutta la vita e che sarebbe stata la premessa della sua intensa frequentazione dei classici della lingua volgare e della sua piena padronanza della lingua italiana. Nel 1679 Giuseppe Vallisneri, zio di Antonio per parte di padre, lo nominò, morendo, erede di una cospicua fortuna, quantunque per mezzo di un testamento assai complesso e che lo obbligava a soddisfare gravosi legati. L’evento, sia per l’entità dei beni ereditati, che per le condizioni a cui subordinava il godimento dei medesimi, non fu elemento secondario nella vita di Antonio, che si trovava in questo modo collocata in una prospettiva di notevole agiatezza ma, nello stesso tempo, costretta a delle scelte obbligate, prime fra tutte quelle di laurearsi in Legge o in Medicina entro i trent’anni, di risiedere almeno tre mesi all’anno a Scandiano e di farvi nascere i figli maschi, per non far perdere al primogenito il diritto di succedergli nell’eredità. Nel 1682 Antonio passò all’Università di Bologna, dove fu allievo diretto di Malpighi e venne a contatto con le tesi corpuscolaristiche e con quelle cartesiane, ma soprattutto con lo sperimentalismo galileiano, integrato dai più noti studiosi di quell’ambiente con il pensiero baconiano, al fine di neutralizzarne i pericolosi risvolti metafisici che avevano portato al processo e alla condanna dello scienziato pisano. Alla formazione del giovane Vallisneri concorse però anche il magistero di Giovanni Girolamo Sbaraglia, le cui lezioni seguì con attenzione, sebbene all’insaputa di Malpighi. Dall’insegnamento di Sbaraglia Antonio trasse una notevole attenzione per l’istanza empirica, che estrapolò dal contesto tradizionalista sostenuto da quell’autore e inserì nel quadro concettuale moderno, conciliandola con la medicina razionale malpighiana di cui era seguace. Laureatosi nel 1685 nello Studio di Reggio, Vallisneri passò a far pratica a Venezia, Padova e Parma, dove rimase sino al 1687, e dove, a Venezia, seguì come tirocinante Jacopo Grandi e Lodovico Testi e, a Parma, Giuseppe Pompeo Sacco. Ristabilitosi in patria, esercitò la professione in diverse condotte dal 1687 al 1700 e si dedicò a un intenso periodo di osservazioni naturalistiche, volto soprattutto a confutare la tesi della generazione spontanea. Chiamato nel 1700 all’Università di Padova sulla cattedra di Medicina pratica allo scopo di favorire l’affermazione della filosofia sperimentale, nel 1709 passò sulla seconda di Medicina teorica e nel 1711 sulla prima, che tenne sino alla morte.

In ambito medico Vallisneri sottolineò sempre, in sintonia con Redi e Malpighi, la stretta connessione fra questi studi e quelli naturalistici e anatomici, in netta polemica contro la tradizione aristotelica e galenica e, in particolare, contro il riduzionismo empirico del pur stimato Sbaraglia. Solo inserito in un quadro teorico consapevole l’approccio empirico poteva infatti essere producente. In tal senso Vallisneri prospettava un perfezionamento della terapeutica che, partendo dalle prescrizioni di Ippocrate e dalle scoperte anatomiche e naturali dei moderni, sperimentasse con cautela i rimedi antichi e recenti, costruendo un patrimonio di conoscenze atte a migliorare le capacità d’intervento della medicina. Il modello a cui faceva riferimento doveva però coniugare la ricerca empirica sul campo col paradigma meccanicistico e corpuscolarista, di cui Antonio era convinto sostenitore e a cui affidava il compito dell’inquadramento generale dei fenomeni, dell’elaborazione degli strumenti interpretativi e delle possibili ipotesi terapeutiche. La prassi che ne derivava doveva mettere alla prova l’efficacia e, nei casi positivi, avvalersi, delle molte proposte vecchie e nuove della letteratura farmacologica. Una particolare attenzione era riservata ai farmaci specifici, come il mercurio e la china china, e a quelli, ma con estrema cautela, resi disponibili dalla manipolazione chimica applicata alla medicina. Pure non sfuggiva a Vallisneri il peso che nella terapia avevano gli elementi psicologici e la necessità di prescrivere talvolta anche farmaci giudicati inutili, evitando però assolutamente i dannosi, per tranquillizzare l’“opinione” che avevano i pazienti della loro malattia. Dopo essere riuscito a ottenere in patria uno spazio professionale come medico pratico, Vallisneri concentrò i suoi interessi sugli studi naturalistici, iniziando da uno sforzo di osservazione e di descrizione etologica degli insetti, che registrò nei Quaderni di osservazioni e nei Giornali sopra gl’insetti, opere che rimasero manoscritte e che stese fondamentalmente tra il 1694 e il 1701. In esse e nelle successive opere a stampa di argomento entomologico Antonio si impegnò nella falsificazione della tesi della generazione spontanea, nella confutazione, in nome del metodo sperimentale, dell’aristotelismo biologico e in una battaglia ideale a favore del libero pensiero. Nello stesso tempo cercò di realizzare uno sforzo di descrizione e di ordinamento degli insetti e dei loro comportamenti, in una prospettiva baconiana di contributo all’illustrazione di un settore della storia naturale sino a quel tempo assai lacunoso e ricco di errori e di false credenze. In quest’ottica elaborò un criterio di classificazione nel contempo etologico e morfologico e si adoperò per un rinnovamento della nomenclatura naturalistica.

Negli anni successivi alla nomina sulla cattedra patavina arricchì i suoi interessi su molteplici versanti e diede vita a un periodo di intensa attività editoriale. Fra i molti temi trattati sono da ricordare gli studi su diverse forme di parassitosi intestinali e non, sull’origine microbica delle malattie epidemiche, su etologia e morfologia di diversi animali, sull’origine meteorica delle sorgenti perenni, sul processo embriogenetico e sull’origine dei fossili. Notevole fu l’impegno che dedicò alle iniziative periodiche erudite e, in particolare, a «La Galleria di Minerva» (1696-1717), di cui fu un assiduo collaboratore, e al «Giornale de’ Letterati d’Italia» (1710-1740: 1710-1727 il periodo di collaborazione di Vallisneri), che fondò con Scipione Maffei e Apostolo Zeno e che rappresentò uno strumento fondamentale per la realizzazione della sua egemonia culturale in Italia sul versante delle scienze mediche e naturali negli anni dieci e venti del Settecento.

Autore volgare dalla prosa spesso tersa ed efficacissima, Vallisneri sviluppò interessi linguistici e lessicografici, sostenendo l’esigenza di utilizzare la lingua italiana anche in ambito scientifico e affrontando per la prima volta il problema della lemmatizzazione di una lessicografia scientifica di settore, con la compilazione, a partire dal 1726, di un dizionario medico-naturalistico, uscito postumo nel 1733.

Vallisneri morì a Padova il 18 gennaio 1730 dopo una breve e improvvisa malattia polmonare, lasciando una massa di scritti editi e inediti rilevantissima, nella quale erano delineate prospettive scientifiche che rappresentavano un punto di passaggio assai significativo, anche se spesso non adeguatamente riconosciuto, almeno sino ad anni assai recenti, verso la stagione illuministica. Stagione illuministica della quale Vallisneri giunse a intravedere, per i versanti scientifici di sua pertinenza, diverse linee di sviluppo e di superamento di quella stessa prospettiva che gli era appartenuta e che aveva rappresentato il suo contesto culturale di riferimento.

Bibliografia

  • Dario Generali, Antonio Vallisneri. Gli anni della formazione e le prime ricerche. Olschki, Firenze 2007
  • Dario Generali, Bibliografia delle opere di Antonio Vallisneri. Olschki, Firenze 2004
  • Aa.Vv, Antonio Vallisneri. La figura, il contesto, le immagini storiografiche (a cura di Dario Generali), Olschki, Firenze 2008

Sitografia

Vallisneri

(Sito ufficiale del CNR)

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